9/1/2004: "alta velocità" Calalzo - Castellavazzo

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aln
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9/1/2004: "alta velocità" Calalzo - Castellavazzo

Messaggio da aln »

Mancano pochi secondi e proprio non posso lasciar perdere questo anniversario: oggi, 9 gennaio 2013 [rettifico: 2014], sono passati dieci anni dall'incredibile fuga delle automotrici da Calalzo.
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Marco
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Re: 9/1/2003: alta velocità Calalzo - Castellavazzo

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robi
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Re: 9/1/2003: alta velocità Calalzo - Castellavazzo

Messaggio da robi »

Ehhmm volevi scrivere 2014 penso...Cmq x onor di cronaca furono le 1210-1204...
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Capostaz
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Re: 9/1/2003: alta velocità Calalzo - Castellavazzo

Messaggio da Capostaz »

Ricordo in proposito anche una bella illustrazione che aveva fatto il periodico "Famiglia Crisitana" sull'evento.
Ma poi si seppe come andò a finire?
All'epoca avevo sentito anche di "lati oscuri" della vicenda.
Gianni Giannelli
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aln
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Re: 9/1/2003: alta velocità Calalzo - Castellavazzo

Messaggio da aln »

A beneficio del giovine Marco e di chiunque altro dieci anni fa non si occupava di ferrovia, tento indegnamente di scrivere un veloce racconto di cosa accadde il 9 gennaio 2004 che non cascava di giovedì come quest'anno.
Nella stazione che è orgoglio e vanto di Calalzo, un ridente ameno salubre paesotto arrampicato sulle seconde pendici delle Alpi, un po' dopo mezzogiorno arrivò da Belluno il treno 5744 effettuato dalle ALn.668 1210 e 1204 come ci appena ricordato il buon Robi. Il treno si fermò in primo binario un po' più a sud del solito, diciamo all'altezza del sottopassaggio, perché più avanti si stava lavorando sotto alla pensilina con delle impalcature. Circa quindici minuti dopo sarebbe dovuto ripartire come treno 5749 per Ponte nelle Alpi. Ma quel giorno il treno 5749 non fu effettuato.
A un certo momento nell'ufficio movimento il Dirigente si accorse dal quadro luminoso dell'apparato che il treno era in movimento: uscito dall'ufficio vide in lontananza le automotrici avventurarsi lentamente ma inesorabilmente verso la discesa. Peccato che il capotreno e il macchinista fossero ancora in stazione a Calalzo! Probabilmente per la neve e il ghiaccio i ceppi dei freni delle due automotrici non erano ben serrati. Il macchinista si allontanò dal treno per pochi ma fatali attimi: nell'insolito punto di sosta di quel giorno il binario è ancora in lieve discesa... così il treno si mise in movimento.
Cosa accadde poi: Polfer e un po' di ferrovieri si "lanciarono" pazzamente all'inseguimento col 214 in dotazione alla stazione (si tratta di un mezzo che al massimo va a 35 km/h, sempre meglio che rincorrerlo a piedi ma vabbè...). Telefonate, attimi concitati come d'obbligo in casi simili, allarmi, forze dell'ordine mobilitate con due elicotteri in volo e pattuglie dispiegate lungo l'Alemagna e tanta paura. Tanta paura. In molti temevano che quel treno senza controllo sarebbe uscito dal binario, perfino piombando sulla Strada Statale che in molti tratti correva subito sotto la ferrovia (le due gallerie di Macchietto e di Ospitale dovevano ancora aprirle). E se non fosse uscito dal binario, dove si sarebbe fermato? Occorreva fermarlo da qualche parte? Si disse che stavano predisponendo degli ostacoli su uno dei binari alti di Ponte per fermarlo li, e va detto che la linea ferroviaria era completamente libera da altri treni almeno fino a Belluno... stava salendo il 11114 ma non fu fatto proseguire oltre il capoluogo.
Col senno di poi sarebbe stato bello essere dal DCO, dove a un certo momento si sarebbe avuto il riscontro del passaggio del treno per Perarolo, per Ospitale, per il PL di Termine che automaticamente si riapriva, e ancora al PL di Castellavazzo... Ma il PL di Castellavazzo non si riaprì. Per fortuna il treno si era fermato alla Gardona, in corrispondenza del famoso ponte tubo che passa sopra alla Statale, in un tratto in lieve contropendenza (fidatevi che la salita c'è) dopo un lungo tratto abbastanza tortuoso e sostanzialmente pianeggiante (fidatevi che i tratti in orrizzontale ci sono). Ma sole poche centinaia di metri più avanti cominciava una nuova e pronunciata discesa che lo avrebbe risospinto sicuramente oltre Longarone. Qualche ferroviere ricordava che negli anni 50 un carro scappò dalla stazione di Castellavazzo e fu fatto andare a sbattere probabilmente contro il muraglione che delimitava lo scalo di Longarone.
Le due automotrici si erano fermate lì, da sole, rimanendo sui binari, dopo aver percorso probabilmente al doppio della velocità massima ammessa la curva del Ponte sul Boite e altre curve ancor più strette. E meno male che da qualche mese non si passava più per la Busa del Cristo col rallentamento a 30 km/h e la sua curva strettissima, altrimenti le due automotrici avrebbero tentato di raggiungere la piazza di Perarolo.
La corsa del treno "alta velocità" versione cadorina era terminata. Le 668 furono raggiunte dal 214 che subito le agganciò e poi le portò in stazione a Longarone.
Nessun danno a cose, né a persone. Il treno era vuoto. O forse no, perché c'è ancora chi sostiene che a bordo ci fosse qualcuno animato da chissà quali intenti e che il convoglio non si sia mosso per semplice forza di gravità. Io non lo credo, perché dove sarebbe finito quel qualcuno? Si buttò dal treno in corsa? Troppi film 'mericani. Si allontanò a piedi, non visto, facendo finta di nulla? Il treno si è fermato in un tratto di ferrovia dal quale non ci si può allontanare se non percorrendo la ferrovia stessa e farlo senza essere visti con gli elicotteri in volo, con il 214 che arriva da nord, con gente che arriva a piedi da sud, e decine di persone mobilitate, lo ritengo impossibile.
La responsabilità dell'accaduto fu del macchinista, che venne destinato ad altro incarico. Il capotreno mi pare che sia ancor oggi in servizio, ma non sono molto sicuro. Per ulteriori dettagli dobbiamo aspettare il libro in sette volumi che Antonio La Quaglia prima o poi scriverà, oppure il ventesimo anniversario del treno in fuga.
Ma intanto, viaggiando in treno verso Calalzo guardate bene dal finestrino di sinistra, prestando massima attenzione nello spogersi dal finestrino perché gli alberi e soprattutto le rocce non perdonano, potete notare che all'imbocco della galleria Gardona Seconda, proprio dove si fermò il treno, c'è una Madonnina. Non è da escludere che sia merito suo se dieci anni fa la cosa si risolse solo con grande spavento.
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Re: 9/1/2003: alta velocità Calalzo - Castellavazzo

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Bel resoconto aln, bravo!
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Marco
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Re: 9/1/2003: alta velocità Calalzo - Castellavazzo

Messaggio da Marco »

Ah però, ne ho visti film di treni senza controllo. Ma di due automotrici giù per una discesa non ne potevo neanche ipotizzare la possibilità.
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Biagio
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Re: 9/1/2003: alta velocità Calalzo - Castellavazzo

Messaggio da Biagio »

A che velocità saranno arrivate le due 668 in libertà? Le immagino come due vitelli che trovano un buco per scappare e se ne vanno caracollando per i prati...

All'epoca non dovrebbe essere stato difficile individuare la velocità massima ed a quale velocità fossero passate nei punti critici, grazie alla zona tachimetrica: il dispositivo è automatico o deve essere attivato dal macchinista? Giro la domanda ai "maestri" del forum.
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robi
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Re: 9/1/2003: alta velocità Calalzo - Castellavazzo

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Sui giornali dissero che erano arrivate fino a 120kmh ma non so se cio corrisponde al vero...
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Marco
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Re: 9/1/2003: alta velocità Calalzo - Castellavazzo

Messaggio da Marco »

con pendenze poco superiori al 20-per-mille? Secondo me non ha superato i 60km/h.
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Re: 9/1/2003: alta velocità Calalzo - Castellavazzo

Messaggio da robi »

Marco ha scritto:con pendenze poco superiori al 20-per-mille? Secondo me non ha superato i 60km/h.
Dunque riporto le notizie dall' articolo děl gazzettino secondo il quale ha viaggiato ad oltre 100kmh...lo stesso gazzettino dichiara che il convoglio si sarebbe mosso alle 13.04 e si sarebbe fermato alle 13.25 dopo 20 minuti...se questi dati sono reali ci avrebbe impiegato 21 minuti x fare 20km di conseguenza sembrebbe aver viaggiato, non ad una velocita massima , má bensi ad una velocita media di 60km...poi come tutti sappiamo se a scrivere un articolo di giornale non é una persona competente ed informata molto dati possono diventare imprecisi ed errati.
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Re: 9/1/2003: alta velocità Calalzo - Castellavazzo

Messaggio da aln »

Ricordato che fare paragoni tra il trasporto automobilistico e quello ferroviario il più delle volte porta a compiere errori madornali, ne faccio uno lo stesso. La prossima volta che tornate in auto dal Cadore provate a partire col motore in folle dal bivio di Tai e, senza mettere a repentaglio l'incolumità propria e altrui, provate a vedere l'effetto che fa. A Macchietto, 8 chilometri più a valle, ci si arriva sicuramente e a velocità sostenuta, tanto che per rispettare i limiti di velocità toccherà frenare... ma per prendere tutto quell'abbrivio servirà tanto tempo e tanto spazio. E anche per perderlo. Arrivare solo a Maias (1,5 km) sembrerà una eternità. Il risultato di tutto questo sarà comunque una velocità media non eccessiva.
Una cosa simile dev'essere successa al treno in fuga, di cui non mi pare ci siano in giro informazioni ufficiali sulla velocità massima effettivamente raggiunta. Sulla punta scambi di Calalzo avrà viaggiato a passo d'uomo, ma di li in poi, a poco a poco, la velocità è cresciuta, probabilmente fino a toccare il massimo in corripondenza del Ponte sul Boite. Grazie alla Galleria di Monte Zucco Nuova che è lunga, con una pendenza sostenuta e costante, con una sezione generosa, con sole due curve che hanno raggio a quattro cifre e probabilmente anche i raccordi parabolici. Di conseguenza in quel tratto gli attriti sono minori e le automotrici si sono lanciate al massimo. Del resto basta anche essere a bordo dei treni normali per sentire quanto si lavora col freno da quelle parti.
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Marco
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Re: 9/1/2003: alta velocità Calalzo - Castellavazzo

Messaggio da Marco »

Un roller-coaster insomma!
Con il picco della velocità nella discesa iniziale (e preoccupazioni correlate) e poi continuare per leggera pendenza e inerzia fino ad arrestarsi.
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Re: 9/1/2003: alta velocità Calalzo - Castellavazzo

Messaggio da barazzuol »

120km/h sono realistici.
Con una ALn in folle andavo da Bivio Aurisina a Trieste mantenendo la velocità di linea sui 90km/h e la pendenza è del 15x1000
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aln
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Re: 9/1/2003: "alta velocità" Calalzo - Castellavazzo

Messaggio da aln »

In attesa di recuperare gli articoli dei giornali del 10 gennaio 2004, ecco una piccola e sicuramente incompleta rassegna di treni in fuga.

PONTEBBA, 26 marzo 1920
Nel libro La strada ferrata della Pontebba si racconta che un treno merci in manovra nella stazione di Pontebba (linea Udine - Tarvisio) urtò contro dei carri in sosta, mettendoli in movimento. Due si fermarono sugli scambi in uscita della stazione. Otto si inoltrarono sul binario per Udine prendendo velocità, che fu stimata di circa 90 km/h pochissimi chilometri più a valle presso il famoso Ponte di Muro. Proprio su questo noto ponte i carri si schiantarono contro il direttissimo per Vienna che viaggiava nella direzione opposta a circa 60 km/h. Dodici morti, tra questi alcuni studenti egiziani che si recavano all'università viennese.

CASTELLAVAZZO, 1956 o 1958
Il bagagliaio di un treno merci, staccatosi durante una manovra di sganciamento di carri destinati alla locale cementeria Marchino, prendeva la corsa solitaria verso Longarone. L'allora fernatore del merci, il compianto Primo Bongiorno, saliva prontamente sul bagagliaio e azionava il freno a mano senza alcun risultato. Nel frattempo dalla stazione di Castellavazzo partì subito l'avviso di pericolo alla stazione di Longarone per cercare di fermare il carro. Il capostazione di allora, Rodolfo Bentivoglio, perito durante il disastro del Vajont, provvedeva immediatamente a indirizzare il bagagliaio sul binario morto della stazione ponendo tre staffe fermacarri sulle rotaie. Purtroppo le staffe riuscirono solo ad attutire l'elevata velocità del carro saltando come birilli. Bongiorno alla vista della stazione e intuendo il pericolo imminente, decise di sbalzare con un volo acrobatico finendo direttamente sul piazzale della stazione. Per lui solo alcune escoriazioni e tanta paura. Nel frattmpo il bagagliaio fini la sua folle corsa sul binario morto andandosi a fracassare su un carro cisterna all'imbocco della vicina galleria.
BRENNERO, 15 - 16 gennaio 1996
http://www.fimf.it ha scritto:Una decina di minuti prima della mezzanotte fra il 15 e il 16 Gennaio 1996, il locomotore 652.008, giunto alle 22.40 nella stazione di valico del Brennero e qui stazionante senza il personale di bordo, si mette lentamente in moto verso il Sud (forse un romantico richiamo della bella Italia?) e, cautamente e senza destare allarmi sul momento, avanza sul binario dispari. La pendenza della linea all'uscita della stazione è limitata (7,22 per mille per un tratto di 8 km); ma è risaputo che il primo vantaggio dei veicoli ferroviari sui veicoli stradali è la minima resistenza al moto dei primi rispetto ai secondi.
Quando il personale ferroviario del Brennero si rende conto della "fuga", il locomotore è già lontano. L'allarme scatta cinque o sei minuti dopo la "partenza", ma ormai non c'è più nulla da fare: la massa di oltre cento tonnellate ha già raggiunto una velocità che nessun provvedimento umano sarebbe in grado di contrastare.
Non occorre illustrare ad appassionati di ferrovia, e tali sono i soci della FIMF, quali fossero le preoccupazioni degli addetti ai lavori mentre il locomotore pazzerellone si avventava spensieratamente lungo la vallata dell' Isarco e quali disastri si potevano paventare. Per il momento, tuttavia, tutto andava liscio: nessun convoglio sul binario dispari, nessun impedimento alla corsa del locomotore. Il quale, superato l'ex-posto di blocco alle terme di Brennero, si infilava tranquillamente nella galleria Moncucco e poi nella galleria Ponticolo, affrontando senza problemi la curva piuttosto stretta in corrispondenza del posto di blocco 62 di Moncucco. Ma qui comincia un tratto con la rispettabile (per la ferrovia) pendenza del 22 per mille: l'accelerazione ne viene esaltata e la macchina avanza sempre più baldanzosamente sul binario, finchè, tre km dopo, sulla curva che mena all'imbocco della galleria Ast, in prossimità dell'ex posto di blocco di Fleres, il mezzo perde... il controllo ed esce sulla sinistra coricandosi sul fianco, dopo aver travolto tre campate della linea di alimentazione su una lunghezza di circa 150 metri. Percorso totale circa 11 km. Nessun danno alle persone, per fortuna: e danni relativamente limitati anche alle cose. Ben diverse e più pesanti conseguenze sarebbero derivate da un deragliamento in galleria, cioè poche diecine di metri oltre il punto in cui lo sviamento è avvenuto.
Il ripristino della linea è avvenuto su un solo binario circa cinque ore dopo il sinistro, e il ripristino totale alle 12.30 del 16 Gennaio.
Si può dire, comunque, che il locomotore ha dimostrato una certa... accortezza di comportamento, decidendo di uscire dai binari in corrispondenza di una spianata sul lato sinistro, dove ha potuto coricarsi sul fianco senza riportare ferite mortali. Ben altri i danni se fosse rotolato lungo le ripide scarpate che quasi ovunque fiancheggiano la ferrovia. Il recupero si è dimostrato, fin dal primo momento, assai complesso e laborioso, implicando l'impiego di mezzi molto potenti.
TIRANO, 19 maggio 1996
La Repubbluca, 20 maggio 1996 ha scritto:Treno in fuga per 18 chilometri inseguito in auto dal macchinista - Sondrio - Un treno che va a spasso da solo. Non è la storia di un libro per bambini. E' accaduto davvero, ieri pomeriggio in Valtellina. Per un probabile guasto al sistema frenante della motrice, un treno in manovra nella stazione di Tirano si è messo in movimento alla volta di Sondrio, senza che vi fosse in cabina di guida alcun macchinista. E siccome, spesso, la realtà supera la fantasia, nella storia del treno di Tirano c' è anche il macchinista "beffato" che, appena si accorge dello scherzetto che gli ha fatto la sua "infedele" locomotiva la insegue in auto e la raggiunge, in quel di Chiuro, dove complice una leggera salita e la prontezza di colleghi che staccano per un momento la linea elettrica, salta in cabina di guida e riprende in mano il controllo del mezzo "ribelle". Una scena da film western davvero. Una bella corsa e una grande paura. Anche se sul treno, per fortuna, non c' erano passeggeri e, come in un modellino di ferrovia perfettamente funzionante, le sbarre dei passaggi a livello si sono abbassate automaticamente evitando tragiche conseguenze di quel fuori programma su cui ora la polizia ferroviaria ha aperto un' inchiesta. Tutto è cominciato in un tranquillo pomeriggio di domenica alla stazione di Tirano. Il locomotore a cui erano già stati agganciati i vagoni era fermo sul binario. Il macchinista e i suoi assistenti erano scesi, forse per controllare da terra che tutto fosse a posto. Probabilmente un guasto al sistema frenante, ed ecco che il treno, parcheggiato in leggera discesa, ha cominciato a mettersi in moto. La locomotiva ha subito preso velocità. E la gita è durata anche troppo. Diciotto chilometri giù dritti verso Sondrio, sull' unico binario della linea. E a Sondrio, il treno ha anche rischiato di arrivarci. Sette chilometri soltanto e l' intero percorso sarebbe stato coperto. Ma il mezzo di trasporto che fa sognare ad occhi aperti i più piccoli ieri ha regalato lunghissimi minuti di incubo a più d' uno nelle vallate sopra Sondrio. Con grande sangue freddo comunque il macchinista ha saputo affrontare la situazione. E' salito sulla sua auto parcheggiata davanti alla stazione e si è messo all' inseguimento. Fino alla stazioncina di Chiuro. Lì, il macchinista lo ricordava benissimo, la discesa finisce e il treno affronta una lieve salita. Era il punto giusto per "agganciarlo". E l' uomo così ha fatto. Ha avvisato i colleghi che staccassero la linea elettrica. Appena fuori Chiuro, verso Ponte Valtellina, ha lasciato l' auto ed è riuscito a salire sul "suo" treno. Che nel frattempo però aveva avuto tutto il tempo di meritarsi una citazione nel Guinness dei primati.
Mah... mi sembra un po' troppo romanzato questo articolo. Se non ricordo male il convoglio in fuga era una Fanta.

BOLZANO, 27 luglio 1996
http://www.macchinistisicuri.info ha scritto:Ore 6:40. Durante una manovra ad un treno internazionale quattro vetture partono senza controllo dalla stazione di Bolzano. Le vetture che erano istradate sulla piena linea vengono fatte deviare verso un binario morto della stazione successiva. Le vetture erano vuote, quindi non ci sono stati danni alle persone.
VITTORIO VENETO, luglio - agosto 1999
Linea Conegliano - Ponte nelle Alpi chiusa per le vacanze per circa un mese: occasione per fare qualche lavoretto sul binario, come la realizzazione del deviatoio di accesso del tristemente noto raccordo intermodale di San Giacomo di Veglia. Già, un mese per un deviatoio... e per completare lo scalo i lavori durarono anni, ma questa è tutta un'altra storia. In piena notte (non ricordo il giorno), un treno cantiere lasciato in stazione di Vittorio Veneto approfittò della pendenza del 2,8 °/oo. Attraversò tutti i PL rimasti aperti: alcuni sono su strade di campagna, altri su strade decisamente più frequentate. Il primo ad accorgersene fu probabilmente il Dirigente di Conegliano che, poco dopo il transito di un merci, si ritrovò il treno fantasma in stazione. Va detto che allora la linea da Ponte nelle Alpi si immetteva sul binario per Udine con un semplice deviatoio che fu tallonato dal treno in fuga, e non con una comunicazione come oggi. Fortunatamente non accadde nulla di grave.

AULLA, 13 dicembre 2001
http://www.macchinistisicuri.info ha scritto:Un carro merci si sgancia durante una manovra, percorrendo alcuni chilometri di piena linea, da solo, senza controllo, finendo la sua corsa nella stazione di Aulla.
VAL DI SUSA, 11 maggio 2006
Qui però si trattava di un guasto ai freni con tragica conseguenza...
La Stampa ha scritto:Una corsa impazzita da Bardonecchia fino a Chiomonte. Trenta chilometri senza freni, a 120 orari in discesa, senza possibilità non solo di fermarsi, ma anche soltanto di rallentare la velocità che cresceva di secondo in secondo. Poi schianti a raffica, binari distrutti, fiamme, e una vittima: Luka Milinkovic, 35 anni, macchinista del treno senza controllo, origine croata, residente ad Ancona.
Così, ieri verso le 17, un locomotore giallo con tre vagoni di una società privata che sta eseguendo lavori nel tunnel del Fréjus ha seminato una scia di disastri lungo e fuori la linea dell’Alta Valsusa. Disastri e morte.
All’origine della tragedia, un problema all’impianto frenante che collega il locomotore, il badone, al resto del convoglio che avrebbe dovuto essere «ricoverato» in deposito a Bardonecchia. Guasto di cui Milinkovic si è reso subito conto, e subito ha cercato di frenare una corsa che diventava invece sempre più spedita. Il treno non ha risposto ai comandi, ha iniziato un viaggio non previsto, il macchinista ha lanciato l’allarme, ha provato e riprovato a frenare mentre la motrice coi tre convogli accelerava in discesa. Inutile. Disperato, Milinkovic si è sentito perso, e quando ormai la velocità del treno gli pareva incontrollabile e il destino segnato ha deciso di cercare la salvezza con un gesto disperato, l’unico possibile: oltrepassata la galleria che conduce al Ponte della Comba Scura, dopo Exilles, si è lanciato sulla massicciata. Ma il suo tentativo di salvezza si è trasformato in tragedia: l’uomo ha colpito con la testa la ringhiera del ponte ed è morto sul colpo nell’impatto.
«Poteva essere una strage», dice adesso l’assessore ai Trasporti della Comunità Montana, Giorgio Bortolucci. E non è la solita frase fatta. Poteva davvero essere una strage, oltre questa morte: il treno dei lavori in corso ha superato, durante il suo viaggio incontrollato, due passaggi a livello aperti, e prima di incendiarsi, fermandosi, ha provocato una lunga serie di danni sopra e oltre la massicciata. L’ultimo dei tre carrelli, che trasportava una cisterna con polvere di cemento, si è sganciato dal convoglio alle porte di Chiomonte ed è finito oltre le protezioni della linea ferrata, nel giardino della villetta di Clemente Molino, in via Gaiet 11. Si è ribaltato, squarciato, parte del cemento è stata proiettata nel raggio di diversi metri, fino a colpire la fiancata di un’altra casa vicina, quella dei fratelli Remofil.
Senza il terzo carrello, la velocità del treno impazzito - e anche senza più macchinista - è cresciuta ancora. Anche il secondo carrello, con a bordo un elevatore, si è sganciato, ha abbattuto un traliccio dell’alta tensione che alimenta la linea aerea dei pantografi. Poi il badone, con l’ultimo rimorchio, si è infilato come una scheggia in stazione. A questo punto, parte delle griglie elettrosaldate utilizzate per realizzare basi di cemento (a bordo di quest’ultimo carrello) si sono mosse, alcune hanno toccato terra sollevando le pietre lungo i binari. Sassi sono schizzati come proiettili in stazione e oltre, fin sulla strada: due persone sono rimaste lievemente ferite.
«E’ un miracolo che non ci siano altri morti», commenta più di un soccorritore. Dieci minuti prima non sarebbe finita così: «A Chiomonte, sul binario 4, si è fermato il regionale per Bardonecchia - riferisce un ferroviere in stazione -. Sono scese numerose persone». Bersagli viventi per quelle pietre schizzate ovunque.
La corsa impazzita e l’incubo sono finiti poche centinaia di metri dopo la stazione: la motrice, rimasta agganciata a un solo carrello, ha preso fuoco. Si è fermata.
Le ricerche del macchinista sono iniziate immediatamente: due elicotteri hanno sorvolato i 30 chilometri di tragitto, si sono abbassati e di nuovo alzati alla ricerca di un corpo che è stato trovato verso le 18 sul Ponte della Comba Scura. Il cadavere di Milinkovic.
La linea ferroviaria da e verso Modane è interrotta. Due le inchieste aperte: è possibile che, nella fretta, non sia stato collegato l’impianto frenante di tutti i carelli. Certo è che «il problema della sicurezza - dichiara Mauro Poggio, Cgil trasporti - è un nodo costante nel trasporto ferroviario, che il sindacato ha più volte sollevato. Ci sono molte aziende che lavorano in appalto, e come in tutti gli altri settori ci domandiamo se l’appalto garantisca sempre le condizioni di sicurezza necessarie».
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