Cronache della variante di Monte Zucco e non solo

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aln
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Cronache della variante di Monte Zucco e non solo

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In un altra discussione è stato citato l'Amico del Popolo, il giornale settimanale di informazione generale della provicia di Belluno, fondato 99 anni orsono (qui il sito internet dal quale provengono i vari pezzi).
Ecco allora l'occasione di ripetere una ricerca ad argomento ferroviario e di riportare qui i risultati... pagine di storia!

In Cadore i lavori per il tunnel ferroviario scavato con tecnologie innovative
Monte Zucco, a metà del buco
Durante l'estate, finito lo scavo, ferrovia chiusa per smontare la "talpa"

E’ la prima volta che in provincia di Belluno un tunnel viene realizzato con la tecnologia "Tbm": senza usare esplosivo, l’enorme talpa meccanica sta scavando una galleria lunga 2.709 metri là dove nel 1992 l’acqua irruppe nel cunicolo d’ispezione uccidendo un operaio. Le Ferrovie hanno completamente riprogettato il tunnel di Monte Zucco pensando alla massima sicurezza: «la galleria viene scavata a sezione completa e subito armata», ha spiegato l’ingegner Antonio Perrone, responsabile della Direzione compartimentale infrastrutture di Venezia. «Mano a mano che la macchina avanza, subito riveste il tunnel in calcestruzzo, nessun operatore vede la roccia». Esegue i lavori l’impresa consortile Seli-Monti, che unisce una ditta romana specializzata nei tunnel e la Monti di Auronzo di Cadore.
Lo scavo del tunnel è cominciato partendo dall’ingresso nord, vicino a Tai di Cadore, nel settembre 2001. Ci erano voluti quattro mesi per assemblare la gigantesca fresa, ce ne vorranno due per smontarla. In meno di sette mesi sono stati realizzati 1.500 metri di galleria, scavo e rivestimento dovrebbero essere terminati fra luglio e settembre prossimi. Allora sarà necessario interrompere la circolazione dei treni per due mesi (probabilmente settembre e ottobre), il tempo necessario a dissaldare la macchina.
L’uso della "talpa" meccanica consente una considerevole accelerazione dei tempi di scavo. Le tecniche tradizionali (con l’esplosivo) permettono di avanzare di circa cinque metri al giorno, nel caso di Monte Zucco la media è di 12 metri al giorno. «Quando lo scavo sarà ultimato basterà costruire il sentiero di sicurezza che affiancherà le rotaie e poi posare il binario», ha spiegato Perrone. «Sarà aperta al traffico all’inizio del 2003». La galleria di Monte Zucco costa poco meno di cinquanta miliardi di lire. «Un costo che sarà ammortizzato in 30 anni», ha sottolineato il dirigente Fs. «Il tunnel consentirà a evitare la Busa del Cristo, una zona di frana che ci fa spendere moltissimo per oneri di gestione e sorveglianza: circa un miliardo e mezzo di lire all’anno».
Il nuovo tunnel sarà predisposto per l’elettrificazione e consentirà una velocità di attraversamento di 100 chilometri all’ora, praticamente il doppio di quanto permette l’attuale binario.

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Il "mostro" che scava il tunnel
La testa della "talpa" è larga otto metri
La vera protagonista è lei, la "talpa" meccanica che sta scavando il tunnel di Monte Zucco.

Non usa l’esplosivo (è la prima novità rivoluzionaria rispetto alle tecniche classiche di perforazione) ma facendo ruotare su se stessa la testa larga 8,03 metri "gratta" e sminuzza la roccia, riducendola a sabbia. Arriva a 2 giri e mezzo al minuto.
Mano a mano che avanza (è la seconda rivoluzionaria novità), la "talpa" riveste il tunnel con anelli di cemento armato costituiti da conci prefabbricati: ogni concio pesa quattro tonnellate e mezza, ce ne vogliono sette per completare un anello. Ciascun anello è lungo un metro e mezzo ed è spesso 35 centimetri. Appena dietro la testa fresante, un braccio meccanico capace di ruotare su se stesso colloca i conci in posizione autoportante, lasciando un’intercapedine esterna di 16 centimetri che viene mano a mano riempita con una malta speciale. E’ il rivestimento definitivo, che viene messo in opera appena dopo lo scavo e prima che gli operai raggiungano il nuovo pezzo di galleria. Nessuna armatura provvisoria, dunque, per il massimo grado di sicurezza.
L'uso di questa macchina, che si chiama Tbm con tecnologia Epb, è stato imposto dalle Fs nella riprogettazione del tunnel sotto Monte Zucco, dopo l’indicente mortale che bloccò il primo cantiere nel 1992. La montagna rilevò allora la sua grande insidiosità: nasconde bolle d’acqua sotto pressione e aree di terreno molto instabile. La "Talpa", grazie alla tecnologia Epb, è in grado di reggere anche a una pressione di 5 atmosfere, nel caso "incrociasse" una falda d’acqua. E’ praticamente uguale a quella che ha scavato il tunnel sotto la Manica.
Il consorzio Seli-Monti ha acquistato la "talpa" per 18 miliardi di lire, più cinque miliardi di attrezzature al seguito. Prima di spostarsi in Cadore, la Tbm aveva scavato un chilometro di galleria a Milano. Tra qualche mese probabilmente sarà a Torino, per il terzo lotto della metropolitana. (26.4.2002)


Momento storico per la ferrovia
Cade l’ultimo diaframma del nuovo tunnel
In Cadore quasi ultimata la galleria di Monte Zucco

La ferrovia in Cadore si prepara a vivere un momento storico: lunedì 23 settembre cadrà infatti l’ultimo diaframma di roccia che ancora sbarra la strada all’enorme talpa che sta scavando la nuova galleria di Monte Zucco, il tunnel di 2700 metri destinato a ridare un futuro al tratto da Perarolo al capolinea cadorino, eliminando la minaccia incombente della frana alla “Busa del Cristo”.
Alle proprie spalle la talpa si lascia un tunnel già finito, interamente rivestito, al sicuro da eventuali sorprese. L’ultimo, simbolico, colpo di piccone sarà dato dai massimi esponenti delle Fs, che giungeranno all’impervio versante all’imbocco sud, quasi a picco sul Boite, con un treno speciale da Perarolo.
Ai normali viaggiatori sarà invece chiesto un ultimo, almeno si spera, sacrificio. Proprio per consentire la fine dei lavori, da lunedì 23 settembre la linea ferroviaria chiuderà da Longarone a Calalzo, e i treni saranno sostituiti da autocorse sulla medesima tratta.
Prima di Natale la riapertura sul vecchio tracciato, poi, per Pasqua, posati i binari e gli apparati tecnologici, la via libera definitiva nella nuova galleria. Gianluca Zandanel (20.9.2002)


MONTE ZUCCO
Grande festa per l'abbattimento dell'ultimo diaframma
Il tunnel che ridà speranza al treno
La galleria di 2710 metri modifica il tracciato tra Perarolo e Calalzo


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Una suggestiva cerimonia, che ben presto si è trasformata in una festa, ha segnato l’abbattimento dell’ultimo diaframma di roccia e la fine dei lavori di scavo della nuova galleria di Monte Zucco, il tunnel ferroviario lungo 2710 metri che modifica il tracciato della linea tra Perarolo e Calalzo eliminando l’attuale percorso sopra la frana della “Busa del Cristo”.
Con i vertici delle Ferrovie a livello locale e nazionale, come l’amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, la società dell’infrastruttura Fs, Mauro Moretti, sono intervenuti a fare gli onori di casa Matteo Toscani, sindaco di Valle, comune nel quale ricade l’imbocco sud della galleria, con i colleghi di Perarolo e Calalzo, il presidente della provincia Oscar De Bona, l’assessore regionale Floriano Pra, nonché i presidenti delle ditte Seli, di Roma, e Monti, di Auronzo, che hanno portato a termine l’opera in tempi molto stretti.
Unanime la soddisfazione per il risultato raggiunto, che dà un futuro più certo alla linea per il Cadore, e per lo svolgersi dei lunghi e complessi lavori senza gravi incidenti, al contrario di quanto era successo 10 anni fa, quando perse la vita l’operaio Maurizio Cortellessa. Il tutto grazie ad una nuova tecnica che consente un rapido scavo con una talpa enorme, del diametro di otto metri, e il contemporaneo rivestimento del tratto appena scavato.
Così la caduta dell’ultima barriera può quasi coincidere con il transito dei primi treni, che infatti dovrebbero percorrere il nuovo tunnel già prima di Pasqua. Ora il lavoro più grosso è quello di smontare la talpa in condizioni molto difficili, in quanto l’imbocco lato Perarolo è proprio a picco sul Boite e sarà necessario usare dei treni spe ciali per sgombrare la linea, che proprio per questo dalla scorsa settimana è chiusa al traffico da Longarone al capolinea cadorino. Ma i treni torneranno a Calalzo già dal 21 dicembre, pas sando ancora per tre mesi sul vecchio tracciato, poi, posati il binario e gli altri apparati tecnologici, la via libera definitiva nella nuova galleria. Gianluca Zandanel (27.9.2002)


Una giornata importante per la ferrovia del Cadore
Aperta la galleria di Monte Zucco
Un tunnel di 2.739 metri che permette di evitare la "Busa del Cristo"

Giornata veramente storica sabato scorso per la ferrovia in Cadore. E’ stata infatti aperta al regolare esercizio ferroviario la nuova galleria di Monte Zucco, un tunnel di 2739 metri tra Perarolo e Calalzo che permette di evitare il tratto di binario che passava sopra la frana della “Busa del Cristo”, subito a monte di Perarolo, sulla sponda sinistra del Boite.
Dopo decenni di incertezze e timori di una chiusura definitiva della tratta, e molti disagi dovuti a sospensioni temporanee della circolazione ferroviaria, durate anche per molti giorni, a causa delle segnalazioni di allarme di un sofisticato impianto che teneva sotto controllo la tratta a rischio, per la ferrovia in Cadore la svolta è veramente notevole. Il binario ora corre al sicuro all’interno di un tunnel costruito con le più moderne tecnologie, che permettono una velocità elevata dello scavo e la massima sicurezza per le maestranze, ed anche i tempi di percorrenza dei treni, che possono anche toccare i 100 km/h nel nuovo tratto, sono destinati a ridursi. Ma il beneficio maggiore è ovviamente per la continuità dell’esercizio ferroviario, mentre si riducono i costi di manutenzione del tracciato finale della linea, visto che le opere di difesa del vecchio tracciato erano ormai diventate onerosissime.
L’apertura del nuovo tracciato ha anche segnato un momento di festa alla quale hanno partecipato centinaia di persone.
Venerdì 11, ultimo giorno d’esercizio del vecchio tracciato, un treno speciale di tre carrozze Centoporte trainato da due locomotiva a vapore, una 740 e una 940, ha infatti raggiunto Calalzo da Belluno, per poi ripartire alla volta della “Busa del Cristo” alle 22.30, come ultimo treno della sua storia.
Sabato 12 invece, dopo una lunga notte di lavoro per gli allacciamenti sul ponte sul Boite e verso la vecchia stazione di Sottocastello, il nuovo tracciato è stato percorso dal primo treno in orario, senza dunque alcuna interruzione del normale servizio, mentre alle 11.30 con un treno speciale è arrivato a Calalzo il nutrito gruppo di autorità locali e di funzionari delle Fs che hanno poi illustrato il significato dell’opera durante una conferenza nella sede della Magnifica Comunità di Cadore a Pieve (nella foto). Ospite d’onore l’ingegner Roberto Renon, amministratore delegato di Trenitalia, nato e cresciuto ad Agordo.
Molte le novità annunciate per i prossimi mesi, già a partire dal prossimo dicembre, in particolare per quanto riguarda la velocizzazione dei convogli bellunesi e un miglioramento del servizio. Renon ha infatti preannunciato lo studio di un collegamento tra Belluno e Padova con treni veloci che coprano il tragitto in soli 100 minuti, contro le 2 ore spesso abbondanti di oggi, mentre potrebbe presto partire anche il sevizio navetta tra Ponte nelle Alpi – Belluno e Feltre con treni cadenzati ed un’efficace integrazione con i servizi Dolomiti Bus. Partner essenziali la Regione e la Provincia, che, assicura De Bona, si impegnerà al massimo, ed il primo passo potrebbe essere l’avvio del servizio in maniera sperimentale per due mesi.
Annunciati anche investimenti infrastrutturali sugli impianti di sicurezza, sulle stazioni e sui binari, che potrebbero consentire ulteriori diminuzioni dei tempi di percorrenza, addirittura solo 80 minuti tra Padova e Belluno, mentre è in corso la progettazione di un’altra galleria di circa 1.700 metri tra Perarolo e la nuova Monte Zucco, già iniziata alla fine degli anni 80, i cui lavori potrebbero iniziare tra un paio d’anni. Gianluca Zandanel (18.4.2003)



Monte Zucco e non solo...


Senza guida e passeggeri ha percorso il tratto fra Calalzo e Castellavazzo
Tragedia sfiorata col treno "impazzito"
Grande mobilitazione di uomini e mezzi, poi tutto si è risolto per il meglio

E’ stata sfiorata la tragedia venerdì scorso nel tratto ferroviario tra Calalzo di Cadore e Longarone. Poco dopo le 13 il treno regionale 7549 senza alcun conducente, nè passeggeri si è messo improvvisamente in moto dalla stazione di Calalzo di Cadore ed ha iniziato una folle corsa a più di 100 chilometri all'ora fermandosi nella galleria Gardona 2 a poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria di Castellavazzo. A rincorrere il treno appena dato l'allarme dalla Polfer di Calalzo sono stati Alfonso Petrone, tecnico della Rete Ferroviaria Italiana, il dirigente di movimento DCO, Ezio Fiori e tre agenti della stessa Polfer di Calalzo. "Appena mi hanno avvisato - racconta Petrone - con Fiori e gli agenti sono salito su una motrice in sosta e ci siamo diretti all'inseguimento del treno. Non avevamo molte speranze di raggiungere il convoglio in quanto sapevamo che la linea dopo Calalzo ha una pendenza elevata. Quando ormai ci stavamo avvicinando alla stazione di Castellavazzo, abbiamo visto il treno fermo in galleria e a quel punto abbiamo tirato un gran sospiro di sollievo. Tutto era finito. Così abbiamo agganciato la motrice alle due carrozze e portato il treno fino alla stazione di Longarone".
Un epilogo felice dopo una giornata che poteva finire in tragedia. Il treno regionale 5749 sarebbe dovuto partire da Calalzo alle 13.14 per arrivare a Ponte nelle Alpi alle 14.01. Improvvisamente pochi minuti prima dell'orario stabilito si è messo in moto. Nessuno era a bordo, nè viaggiatori, nè il macchinista che giura di aver azionato il freno. Una lunga picchiata di oltre 20 chilometri. Fortunatamente in quel tratto non vi sono passaggi a livello. Un fatto simile risale al 1958 quando un bagagliaio si staccò da un treno merci a Castellavazzo per finire in un binario morto a Longarone fracassandosi su un carro cisterna.

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"Il treno era parcheggiato nella stazione con le porte aperte - è il racconto del comandante della Polfer, Oscar Arboit e del vice Ivano Salvetti -. Il macchinista era sceso e ad un certo punto abbiamo visto partire il treno. Era sotto choc. Ci siamo subito resi conto che c'era qualcosa di anomalo. I binari a Calalzo sono in leggera pendenza e così in breve tempo il treno ha preso velocità. Fortunatamente non c'erano altri convogli che procedevano in direzione opposta (il treno avrebbe incrociato a Longarone il convoglio degli studenti), così non vi sono stati problemi nel bloccare la linea. Il pericolo di deragliamento era davvero concreto, ma la linea ha tenuto evitando il peggio. Abbiamo subito allertato l'elisoccorso, il Suem e le altre forze dell'ordine che sono giunte immediatamente nella zona di Castellavazzo dove il treno grazie ad una contropendenza ha finito la sua corsa".
La corsa impazzita del treno regionale 7549 ha registrato una grande mobilitazione di forze dell'ordine, a cominciare dagli uomini della Polfer, i primi ad essere intervenuti. C'erano poi i Vigili del Fuoco di Belluno giunti immediatamente sul posto con le pattuglie della Polizia stradale e del Comando provinciale dei Carabinieri e della locale stazione di Longarone. Allertati sono stati anche l'elicottero della Polizia, giunto direttamente dall'aeroporto di Tessera e l'elicottero del Suem alzatosi in volo pochi minuti dopo da Pieve di Cadore, che hanno sorvolato la zona per decine di minuti finchè la situazione si è normalizzata. Senza contare infine la presenza delle Guardie forestali degli agenti dell'ufficio di polizia municipale di Longarone e Ospitale e poi i volontari della protezione civile con diverse ambulanze.
Uno spiegamento di forze eccezionale che ha tenuto con il fiato sospeso per almeno una ventina di minuti i presenti. C'era il pericolo di deragliamento del treno, della presenza nel convoglio di eventuali passeggeri. Per alcuni minuti è stata bloccata al traffico anche la statale 51 di Alemagna e chiusi tutti i passaggi a livello fino a Belluno.
Nella stazione di Longarone quando è arrivato il treno, incanalato nel terzo binario, è tornata un po' di tranquillità. Dopo una decina di minuti di normale trambusto, da Belluno è giunto il treno pieno di studenti al rientro dopo la giornata di scuola e alcune classi della scuola elementare di Calalzo che rientravano dalla visita alla mostra di pittura di Van Gogh proprio nel capoluogo. Nei volti degli alunni e delle insegnanti c'era soprattutto curiosità di sapere come erano andati i fatti e alla fine anche un po' di esasperazione in quanto il treno è rimasto fermo in stazione per almeno un'ora e mezza fino a che è stata riattivata la linea ferroviaria e tutto è tornato alla normalità.
La Procura della Repubblica di Belluno e Trenitalia hanno aperto due inchieste per accertare le colpe e al momento l’ipotesi più verosimile è quella dell’errore umano del macchinista. Il treno non presentava infatti alcun problema al sistema frenante. Nei prossimi giorni ne sapremo qualcosa di più. Roberto Padrin



PERAROLO - A causa di un masso sulla Statale
Cadore bloccato per un giorno
La frana aveva reso inutilizzabile anche la ferrovia


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Nella foto digitalefotografia.it il grosso masso che giovedì scorso è piombato sulla statale di Alemagna tra le case di Rucorvo e di Macchietto, in Comune di Ospitale, impedendo il transito da e per il Cadore. Per quasi un giorno intero la principale via di comunicazione tra la parte alta e la parte bassa della provincia è stata inutilizzabile, come inutilizzabile era anche la ferrovia visto che il masso arrivato sulla strada era parte di una frana più grossa che aveva scaricato dei sassi anche sui binari della ferrovia che corre poco sopra la Statale. La notte successiva un altro grosso masso ha bloccato la strada di Zoldo, tra Forno e Dont. In questo caso l’interruzione è stata solo notturna (la frana è caduta poco dopo mezzanotte) e si è protratta per meno di 5 ore grazie all’impegno delle maestranze che hanno provveduto alla rimozione del sasso. Due episodi ravvicinati e di una certa importanza. Per fortuna si sono conclusi senza conseguenze per le persone, ma è innegabile il danno e il disagio subito da chi ha dovuto ricorrere a itinerari alternativi o ha dovuto rimandare viaggi già programmati. Che i pendii montani possano franare è nella natura delle cose, ma ciò deve costituire uno stimolo ulteriore per prendere tutte le possibili iniziative che possano garantire insieme sicurezza e mobilità. (12.3.2004)


Sul proseguimento della A27
NON VINCANO I SILENZI E LE MEZZE PAROLE

«Ho letto sull’Amico del Popolo della settimana scorsa che l’autostrada A27 è senza prospettive. Mi si è ribaltato lo stomaco». Così ci ha scritto in questi giorni Romano Pompanin che poi si è chiesto: «A che gioco si gioca? Da oltre 20 anni non si fa altro che passare da uno studio di fattibilità dell’autostrada a uno della ferrovia; poi a uno della superstrada e infine si riparte da capo!». «Mi ricordo - continua Pompanin - che quando fu iniziato il tratto dell’autostrada Vittorio Veneto- Longarone un conoscente aveva una fidanzata in pianura e a chi gli obbiettava che era distante rispondeva: “Stanno facendo l’autostrada, poi farò presto”. Due anni dopo l’inaugurazione era nonno!». «Dopo una vita di lavoro all’estero - conclude Pompanin - sto per rientrare definitivamente e spero che alla mia naturale fine biologica non corrisponda anche quella di molti piccoli Comuni per mancanza di comunicazioni». Infine un post scriptum: «Sarei curioso di sapere se i critici del tratto autostradale Vittorio Veneto- Longarone, per protesta, continuino a viaggiare sulla nazionale, oppure attendano il treno». Caro signor Pompanin, lei pone l’attenzione su un problema reale, importante e anche urgente. Dopo tanto parlare, dopo tanti studi e tante ipotesi, la provincia ha bisogno di capire quale strada è meglio seguire (ed è anche possibile seguire) per migliorare le proprie comunicazioni e garantirsi un adeguato collegamento a Nord. E lo deve capire in fretta perché il prolungamento della A27 e il suo congiungimento con la A23 (Udine-Tarvisio) è stato inserito nell’elenco delle grandi opere e sarebbe davvero un peccato che la possibilità della sua realizzazione andasse perduta per l’incapacità di chiarire la questione a livello locale. Il periodo pre-elettorale non è certo il più agevole per affrontare temi che, come quello dell’autostrada o della ferrovia, suscitano grandi passioni e anche portano in maniera quasi automatica a scelte aprioristiche di carattere ideologico. D’altra parte non c’è tempo da perdere. Il nuovo governo, quale che sia, ripartirà dall’elenco delle grandi opere che è stato elaborato in questi anni, come ha esplicitamente confermato anche Romano Prodi nel corso del suo primo confronto con Berlusconi. Se il proseguimento della A27 non s’ha da fare, almeno che la scelta sia frutto di un confronto serio e approfondito tra tecnici e amministratori e non di silenzi e mezze parole che creano incomprensioni e divisioni. Il presidente della Provincia, pur dicendosi scettico sul progetto, il 20 febbraio ha inviato una lettera ai presidenti del Veneto, del Friuli e della Provincia di Udine chiedendo un incontro proprio su questo tema. Una richiesta che sarebbe certo opportuno esaudire quanto prima, dando modo a tutto il territorio delle due regioni di chiarirsi le idee e di fare fronte comune. Già i soldi sono così pochi e i concorrenti tanto agguerriti che se anche noi ci mettiamo del nostro per indebolire le nostre richieste, di sicuro non si potrà arrivare a nulla di concreto. (17.12.2005)



Infine due pezi da il Cadore.

FINALMENTE UN'OPERA STRADALE PROGETTATA CON CRITERI MODERNI
Nuovo ponte di Cibiana e viabilità

Finalmente novità positive sul tormentato fronte delle viabilità. La più importante riguarda il ponte di Cibiana, ma sarebbe meglio dire “di Venas” , visto che l’opera ricade interamente nel territorio del comune di Valle, anche se indubbiamente è il paese dei murales ad essere il più interessato alla soluzione di una vicenda che si trascina veramente da troppi anni. Un’altra telenovela viabilistica ambientata nel territorio cadorino, per la quale la probabilità di una fine vicina e lieta è però elevata. Il colpo di scena è arrivato proprio nel momento in cui invece era prevedibile un nuovo stallo. Il ponte del vecchio progetto, un viadotto su sette pile sprofondato nella valle del Boite, e che ben poco sarebbe servito per il miglioramento della viabilità attuale, è stato infatti spazzato via dalle analisi geologiche compiute dalla Asfalti Sintex Spa, la ditta appaltatrice dell’opera. Constatata l’impossibilità di realizzarla, non si è arrivati all’ ennesimo abbandono, ma ad una proficua collaborazione tra Anas e Asfalti Sintex, che alla fine ha partorito una nuova ipotesi di tracciato, con il relativo progetto di massima.Il nuovo ponte per raggiungere Cibiana si farà, e porterà a un significativo miglioramento del tratto di Statale 347 che dall’Alemagna porta a Cibiana. Il manufatto sarà realizzato sullo stile del ponte Cadore, che supera il Piave tra Caralte e Tai, con due sole pile sulle quali poggerà una struttura in acciaio. Tutto il tratto di Statale 347 dall’incrocio con l’Alemagna fino a poca distanza da Cibiana potrà essere cancellato, in quanto il nuovo e ardito ponte, lungo 340 e alto 140 metri sul livello del Boite, partirà direttamente dall’Alemagna, alla quale sarà collegato con un nuovo svincolo a raso, senza più tortuose discese e risalite nella valle.Il tutto a costi invariati, 10 miliardi. Se la burocrazia non ci metterà lo zampino, imponendo per esempio un nuovo appalto dato che il nuovo progetto è differente dall’originario in pochi mesi dovrebbe essere redatto il progetto esecutivo, i lavori potrebbero avere inizio la prossima primavera e concludersi nel Duemila, con la consegna di un’opera più bella e funzionale di quanto i cibianesi avessero mai sperato. Ma le buone nuove non finiscono qui. Mentre sulla circonvallazione di Valle grava una fitta nebbia, e tra problemi di tracciato e di finanziamento, è difficile intravedere uno sbocco positivo, quella di Tai, per la quale si prevede una spesa di 40 miliardi, ha compiuto un nuovo passo in avanti grazie anche al fatto di avere ormai un progetto definitivo, ponendosi, unica opera cadorina, ai primi posti nel piano triennale Anas e nelle priorità regionali. L’opera non sembra più procedere di pari passo con la consorella di Valle, e questo potrebbe anche essere un bene, in quanto nell’eventualità purtroppo non molto improbabile, di un naufragio della circonvallazione di Valle, quella di Tai riuscirebbe comunque a salvarsi. E, forse, potrebbe salvarsi anche la ferrovia. l’amministratore delegato delle Fs ha infatti firmato l’assegnazione del finanziamento di 54 miliardi per la realizzazione della variante al tracciato Perarolo - Calalzo, comprendente la nuova galleria di monte Zucco, opera indispensabile per evitare la frana “Busa del Cristo” e mettere quindi al sicuro la linea. Si tratta solo di un primo passo, ma significativo, se si pensa che solo fino a pochi mesi fa sembrava veramente che la ripresa e la fine dei lavori fossero definitivamente fuori discussione. Poi si potrà parlare del rilancio, auspicato anche nel piano provinciale per la mobilità. Chiudendo definitivamente il capitolo dello sbocco a Nord via auto o superstrada, la Provincia ha infatti riproposto l’alternativa forte del trasporto su ferro, soprattutto per migliorare i collegamenti con il resto del Veneto, ma senza dimenticare un futuro, anche se lontano, proseguimento per Dobbiaco. Un’impostazione di tipo nuovo, rispetto alla consueta e deleteria politica di privilegiare solo il trasporto su gomma, ma che può avere una solida base di partenza soltanto dalla messa in sicurezza e dal mantenimento dell’attuale rete ferroviaria provinciale. Cadore compreso. (Anno XLV - N.7 - Luglio 1997)


Purché non diventi l’Olimpiade dell’ingorgo
La probabile candidatura di Cortina ai giochi olimpici invernali del 2006 ripropone in maniera evidente il problema della viabilità in Cadore. Pensare alle infrastrutture necessarie per ospitare un evento internazionale di simile portata non significa ovviamente occuparsi solo di impianti sportivi e strutture alberghiere, ma anche di tutti i collegamenti necessari ed adeguati alle esigenze della macchina organizzativa del pubblico, come del resto è successo prima dell’Olimpiade del 1956. Sono le famose “ricadute” in termine di opere pubbliche, auspicate e temute dai favorevoli e contrari a questo come ad altri eventi, vedi Giubileo e Olimpiadi a Roma. I pellegrini dello sport da qualche parte dovranno pur passare, e se dovranno farlo sull’attuale viabilità, che va in crisi al più piccolo “ponte” semifestivo, Cortina 2006 potrebbe passare alle cronache come l’Olimpiade dell’ingorgo. Prendere i giochi a pretesto per opere faraoniche, inutili e dannose, stile Mondiali di calcio 90, sarebbe un errore grave e irreparabile, ma non fare nulla non è certo una soluzione. L’Olimpiade potrebbe essere un’inutile pretesto per accelerare l’iter di opere necessarie, per risolvere problemi che, gare o non gare, si trascinano da anni. Una scossa salutare per uscire da una preoccupante situazione di stallo. L’esempio più eclatante è la circonvallazione di Valle, un araba fenice che appare e scompare in una girandola di tracciati di tutti i tipi, che riescono sempre a non accontentare qualcuno, sollevando polemiche che durano più a lungo della stessa idea che le ha sollevate. Ma anche da Longarone a Tai la situazione non è delle migliori; se la circonvallazione di Longarone è lontana, anche la realizzazione del nuovo tratto di Alemagna tra Ospitale e Macchietto non è più tanto sicura, almeno in tempi brevi.
È di poche settimane fa l’appello del sindaco di Ospitale a tutte le autorità competenti per evitare il blocco dei lavori a causa di problemi burocratici con l’Anas di Roma, lavori che, già procedono più lentamente del previsto. E la ferrovia ci sarà ancora nel 2006? Passerà finalmente nella nuova e sicura galleria di Monte Zucco, o sulla frana della “Busa del Cristo”? È fantascienza pensare ad una nuova linea fino a Cortina e Dobiacco pronta fra 7-8 anni, ma è chiedere troppo volere una linea sicura e con collegamenti veloci almeno fino a Calalzo? E Valle avrà una circonvallazione su misura per le proprie esigenze, quelle di un paese collegato alla viabilità principale e che dal traffico possa trarre eventualmente qualche beneficio, come accadeva in passato, e non esserne soffocato, o si sarà arrivati al tracciato “zeta”, senza niente di realizzato? Pensare alla viabilità solo in funzione olimpica è rischioso, anche perché i Giochi durano pochi giorni ed il Cadore deve vivere prima e dopo di essi, non solo durante, ma se Valle dovrà sopportare un traffico olimpico sull’attuale Alemagna, si chiamino a referendum anche i suoi abitanti, e di tutti i paesi interessati. O, meglio, si faccia finalmente qualcosa, e ben prima del 2006. Gianluca Zandanel (Anno XLV - N.12 - Dicembre 1997)
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Re: Cronache della variante di Monte Zucco e non solo

Messaggio da aln »

Servizio "d'epoca" di TeleBelluno sui lavori per la nuova galleria di Monte Zucco:

Parte prima.

Seconda parte.

Terza parte.
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Saif
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Re: Cronache della variante di Monte Zucco e non solo

Messaggio da Saif »

Servizio eccezionale di Andrea Cecchella che, come dico da tempo, è un bravissimo giornalista. Chissà quante volte era andato in replica su Telebelluno...stranamente me lo sono perso, beccandomi in compenso 400 volte la costruzione del primo impianto di risalita sul Nevegal...
...non ferma a Querovas Levadallontanarsi dalla linea gialla...

Proverbio del giorno: A far del bén ai muss se ciàpa solo che peàde
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Re: Cronache della variante di Monte Zucco e non solo

Messaggio da MattiaC »

Finalmente ce l'ho fatta a guardare il servizio anche io! eccezionale! grande Andrew e grande TeleBelluno per aver fatto queste riprese! e grande Alessandro per averle scovate! 8.)
Mattia Centeleghe
L’anonimato è furfanteria letteraria, contro cui si deve subito gridare: “Se tu, furfante, non vuoi professarti autore di quel che dici contro altre persone, tieni chiuso il becco di calunniatore!”
Arthur Schopenhauer

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