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Dal Gazzettino di Belluno di mercoledì 17 gennaio 2007, Sant'Antonio Abate.

La Provincia tenta di accelerare sulla metropolitana di superficie.
Il 10 gennaio la giunta ha inviato alla Regione Veneto un documento di osservazioni al Programma operativo regionale 2007-2013 Obiettivo competitività e occupazione, lo strumento di fine anno 2006 che detta le regole e le condizioni per accedere ai finanziamenti europei nel prossimo quinquennio. Palazzo Piloni lo vorrebbe modificare «prevedendo anche l'anticipo di alcuni interventi nelle aree interessate alla terza fase», in cui rientra Belluno, del Sistema ferroviario metropolitano di superficie (Sfmr). Solo così la navetta della Val Belluna potrebbe concorrere ai finanziamenti, visto che la Regione la vede solo all'interno del Sfmr e che finora è finanziata solo la prima fase. Queste osservazioni seguono di pochi giorni la lettera scritta all'assessore regionale Renato Chisso per ribadire «l'esigenza di intervenire sulla ferrovia bellunese, navetta compresa».
Oggi a Palazzo Rosso l'assessore ai Trasporti, Quinto Piol, presenzierà all'incontro organizzato dal Comune per coinvolgere i Comuni della Val Belluna nella prospettiva di dare vita a una società, come in Val Venosta, che attivi un servizio di navetta tra Feltre e Longarone e Farra d'Alpago senza toccare l'offerta esistente di Trenitalia. Belluno vuole sondare il terreno e rilanciare il progetto della navetta con frequenza ogni quarto d'ora (sempre fra Belluno e Ponte, nelle ore di punta nel resto del percorso). La Provincia non è contraria pregiudizialmente all'iniziativa. Solo che vede questo nuovo progetto all'interno di un ragionamento contestuale con Ferrovie dello Stato e Dolomiti bus, in modo tale che non si corra il rischio di sovrapposizioni fra il trasporto su rotaia e quello su gomma.
La Provincia non ha escluso altre possibilità per una soluzione anti traffico e anti inquinamento, cercando una via ambientale al finanziamento. Forte del fatto che i Comuni interessati fanno parte del Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi, nel settembre 2006 con l'Ente Parco ha promosso il Progetto Agemas, con gli stessi Comuni per partners, col quale sperare nel finanziamento, attraverso la Regione e all'interno dei fondi destinati ai parchi naturali, di uno studio di fattibilità completo.
Sono ormai quattro o cinque anni che si tenta di attivare questo servizio. Al tavolo provinciale (Provincia, Rfi, Trenitalia) di ottobre 2004 Trenitalia presentò una proposta tecnico-finanziaria per un servizio di navetta da Longarone a Feltre, cadenzata ogni quaranta minuti, senza garantire la sperimentazione gratis (offerta del 2003). Il suo esercizio costa 2 milioni 291 mila euro (12 corse al giorno feriale). Supponendo 1620 passeggeri al giorno sull'intera tratta, gli introiti da traffico ammonterebbero a quasi 802 mila euro, quelli da contributo 1 milione 489 mila.
In questi ultimi tempi la Provincia non ha mancato di lamentare la mancata convocazione di un tavolo regionale della Ferrovia. Oggi, grazie anche all'iniziativa del Comune, si torna a parlarle in termini di urgenza viaria e ambientale. Flavio Olivo


Puntigliosa osservazione:
un servizio di navetta tra Feltre e Longarone e Farra d'Alpago senza toccare l'offerta esistente di Trenitalia
...la stazione di Farra d'Alpago è quella di Santa Croce del Lago, tuttavia credo che il detto abitato alpagoto punti sulla Stazione per l'Alpago, una delle TRE stazioni nel territorio comunale di Ponte nelle Alpi. Orbene: l'esercizio di quest'ipotetica navetta assumerebbe aspetti "pittoreschi" con questa digressione sulla linea del Fadalto!
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Non so voi, ma io stento sempre più a seguire il filo del discorso. Ora arriva l'ente parco! Dal Gazzettino di Belluno di giovedì 18 gennaio 2007.

I sindaci riuniti ieri sul progetto di un treno-navetta nel Bellunese hanno dato mandato al presidente De Zordo di chiedere alla Regione i fondi per lo studio di fattibilità
Parco Dolomiti "motore" del metro di superficie
Convergenza sul progetto Agemas: «Così si può fare». Intanto Guido Trento chiede a Venezia due milioni per la linea Feltre-Calalzo

Il Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi trainerà la battaglia per la navetta ferroviaria della Val Belluna. E' questo che ieri pomeriggio si è deciso al termine del vertice voluto dal Comune per realizzare un servizio in grado di essere alternativo al traffico stradale e all'inquinamento da polveri sottili. Più che di società fra i Comuni dell'asse Feltre-Longarone-Farra d'Alpago, si è fatto un mezzo passo indietro cercando prima di tutto una convergenza sul binario ideale per arrivare allo studio di fattibilità senza sovrapposizioni. Un rapporto fra costi e benefici appare indispensabile, a meno che non si voglia trasformare un servizio possibile in un'avventura destinata a naufragare. Ieri nella sala giunta di Palazzo Rosso con il vice sindaco Franco Gidoni c'erano gli assessori comunali Paolo Gamba e Gianni Serragiotto, il presidente del Parco, Guido De Zordo, l'assessore di Feltre Luciano Bona, il sindaco di Sedico, Giovanni Piccoli, quello di Ponte nelle Alpi Fulvio De Pasqual, l'assessore provinciale Quinto Piol, il capo di Gabinetto della Prefettura, Roberta Verrusio.
«Il Parco aveva già studiato la possibilità di un treno-navetta all'interno del Progetto Agemas per la qualità della vita in un capitolo dedicato alla mobilità sostenibile - spiega il presidente Guido De Zordo - chiedendo alla Regione Veneto un finanziamento per il necessario studio sulla sua sostenibilità economica. In un incontro il direttore generale della programmazione Adriano Rasi Caldogno ci disse in ottobre che la strada di Agemas era percorribile». Oltre che il Comitato promotore di Agemas (Comuni di Belluno, Ponte nelle Alpi, Feltre, Pedavena e La Valle Agordina) oggi si aggiungono nella scalata al progetto anche gli altri Comuni presenti alla riunione.
«Siamo tutti consapevoli dell'importanza del progetto - afferma l'assessore alla mobilità Paolo Gamba - e per questo abbiamo dato mandato al presidente De Zordo, che già aveva chiesto in passato un finanziamento alla Regione Veneto, di proseguire su questa strada, così da arrivare quanto prima allo studio di fattibilità». «E' stato un confronto positivo - aggiunge il titolare dell'urbanistica, Gianni Serragiotto - che servirà da stimolo per andare avanti per un maggiore e più proficuo utilizzo della ferrovia in sinergia col trasporto pubblico su gomma. Vogliamo ridurre sensibilmente l'uso dell'auto privata, in modo da ridurre il traffico e quindi l'inquinamento. Accorciare i tempi di percorrenza, del resto, significa anche migliorare la qualità della vita dei cittadini».
Ora il Comune avrà il compito di preparare un documento da far sottoscrivere ai Comuni, dalla Provincia e dalla Prefettura e da inviare in Regione. Subito dopo il Parco si muoverà per sollecitare il finanziamento di uno studio che dica anchecome dovrebbe essere il servizio per sostenersi e per essere utile anche alle vallate laterali, quale cadenza sia ottimale senza essere costosissima (si pensi solo alla necessità di sottopassi invece che sbarre nel caso in cui la navetta passasse ogni quarto d'ora), insomma i profili tecnici ed economici. L'assessore feltrino Luciano Bona: «Da tempo Feltre, che in ottobre ha ospitato un convegno sulla mobilità sostenibile, è su questa strada con il Progetto Agemas. In ogni caso l'unione fa la forza. L'unico pericolo, che mi pare scongiurato, è che fossero intraprese azioni parallele e si intralciasse il macchinista».
Il sindaco di Longarone, Pierluigi De Cesero, impossibilitato a presenziare: «Approvo l'idea. Ho solo un dubbio personale: se si andasse per stralci per carenza di risorse, non si farebbe altro che creare interruzioni e quindi disaffezione. Perché funzioni, il progetto va studiato nella sua globalità».Flavio Olivo
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Dal Gazzettino di Belluno di domenica 21 Gennaio 2007

Le forti raffiche avrebbero provocato il contatto tra due cavi dell’alta tensione. Dalle scintille sarebbe partito il rogo
Incendio di Rivalgo, colpa del vento
Spente le fiamme e scongiurato ogni pericolo, alle 6 di ieri mattina è stata riaperta la linea ferroviaria

Perarolo. Sarebbe stato il forte vento a causare l'incendio dell'altra sera a Rivalgo, provocando il contatto fra due cavi dell'alta tensione. Le scintille generate, in un contesto a rischio per la siccità e la ventosità come quello di questi giorni, avrebbero dato il via alle fiamme. Dopo una notte di grande preoccupazione per l'estendersi delle fiamme ed una mattinata di intenso lavoro per fermare l'avanzata del fuoco, da ieri pomeriggio la situazione sulla montagna sopra Rivalgo, tra i comuni di Perarolo e Ospitale, colpita da un furioso incendio scoppiato venerdì sera, sembra essere in via di netto miglioramento. I focolai non mancano, e soprattutto non è scongiurato il pericolo di un ravvivarsi delle fiamme in caso di forte vento, ma l'intervento di due elicotteri, uno del Corpo forestale dello Stato e uno dei Servizi forestali regionali, e di un Canad Air della flotta aerea antincendio dello Stato che, per attingere acqua, ha fatto la spola con il lago di Santa Croce, l'unico praticabile della zona, con gli uomini dei Vigili del Fuoco di Pieve, dei forestali regionali e dello Stato e dei volontari antincendio boschivi, ha sortito notevoli effetti. Polizia e carabinieri hanno coordinato il traffico sulla statale. Nella notte il fuoco era avanzato notevolmente, interessando venti ettari di bosco di piante resinose, dirigendosi però verso Perarolo, in una zona impervia sopra la linea ferroviaria, allontanandosi quindi dalle case, "protette" da due barriere frangifuoco, la stessa ferrovia e il torrente che fa da confine tra Perarolo e Ospitale, presidiate dai Vigili. D'altro canto l'intervento dall'aria ha una funzione di contenimento, resta essenziale la bonifica a terra, resa molto difficile dalle condizioni del terreno, a meno che non siano le nevicate o le piogge previste nei prossimi giorni a risolvere definitivamente il problema. Le cause sembrano risalire al forte vento che avrebbe provocato un contatto fra due cavi delle linee elettriche ad alta tensione della Terna. Da ieri mattina alle sei, con il passaggio del primo treno previsto dall'orario, è stata riaperta la linea ferroviaria, dopo un sopralluogo dei tecnici di Rete Ferroviaria Italiana con alcuni rocciatori, che hanno escluso pericoli di caduta massi sul binario, che viene comunque sorvegliato e lungo il quale i treni transitano a velocità ridotta. Qualche disagio solo per i passeggeri del treno da Roma, che hanno dovuto scendere a Belluno anche per una decisione intempestiva di Trenitalia. Nessun pericolo infine per la vecchia statale di Alemagna, inizialmente chiusa dall'innesto sul nuovo tracciato di Rucorvo fino a Rivalgo, sempre che, ovviamente, l'incendio non riprenda improvvisamente vigore. Oggi i controlli continueranno. Gianluca Zandanel
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Oilalà!!..questa si che è una notiziona!!..e così hanno anche "chiuso" la linea...oh bella...ma tranquilli..adesso arriva il freddo e la neve!! 8)
Mattia Centeleghe
L’anonimato è furfanteria letteraria, contro cui si deve subito gridare: “Se tu, furfante, non vuoi professarti autore di quel che dici contro altre persone, tieni chiuso il becco di calunniatore!”
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Dal Gazzettino di Belluno di mercoledì 24 gennaio 2007

Dove, se non in stazione, la puntualità ...
Dove, se non in stazione, la puntualità è sacra? Questione di minuti, talvolta secondi. Non a caso, in tutte le stazioni del mondo, orologi dall'imponente diametro imperano in ogni sala d'aspetto, facciata, binario. Sapere l'ora è fondamentale. A Belluno però è meglio arrangiarsi. Fidarsi delle lancette del piazzale della Stazione, o del piazzale dei Martiri delle Foibe che dir si voglia, potrebbe costare corse inutili o addirittura rinunce e retromarce ingannevoli. Avete il treno alle 9.09 e siete in anticipo di 10 minuti? Ebbene no, secondo l'orologio del piazzale il treno lo avete perso da ben sei minuti. Già, perché il quadrante dell'orologio in questione da due settimane, forse più, è avanti di 16 minuti. Direte voi: basta entrare e guardare quello sopra la biglietteria. In effetti, così facendo, le cose migliorano, ma non troppo. Quello interno infatti di minuti ne conta 6 in più. Questione di pochi giri di lancetta, ma esattamente quanto basta per disorientare l'allegro viaggiatore. Fossero avanti, o indietro, di tre ore infatti, si farebbe presto a capire che qualcosa non va. Quando invece la differenza è di una manciata di minuti, il dubbio di aver sbagliato i tempi fa presto a maturare nella mente del partente. E così le corse scomposte, valige alla mano, si sprecano. Insomma, a quanto pare la stazione di Belluno e gli orologi non vanno d'accordo. A fine aprile 2006, proprio in queste stesse pagine, riflettemmo sull'ormai celebre quadrante del piazzale, per giorni e giorni rimasto immobile. Quindi, lo scorso autunno, a smettere di ticchettare fu il fratello minore, quello interno, per settimane rimasto in compagnia di un cartello "guasto". Nel frattempo hanno fatto la loro comparsa biglietterie automatiche e tabelloni digitali, ma delle vecchie lancette analogiche, a Belluno nessuno se ne cura. Meglio fidarsi del vecchio cipollone da taschino.
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si vede che sono a corto di news!! :lol:
Mattia Centeleghe
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Dal Gazzettino di Treviso, di Belluno, e pure quello nazionale, di venerdì 26 gannaio 2007

Da Treviso a Belluno in quasi tre ore
Da Treviso a Belluno in quasi tre ore. Esattamente il doppio del normale tempo di percorrenza lungo la tratta Montebelluna-Feltre. Un'autentica odissea quella patita da una sessantina di (esasperati) viaggiatori mercoledì pomeriggio. Alle 18.25 gli utenti del regionale che sarebbe dovuto partire alle 18.37 dal binario 1 di Treviso per la stazione di Montebelluna, sono stati raggiunti da un avviso vocale: «Il treno è soppresso e sostituito da autocorsa». Il primo problema si è presentato per una ventina di persone che da Montebelluna avrebbero dovuto prendere la coincidenza per Cornuda, Feltre e Belluno alle 19.08. Se in mezzora il treno da Treviso arriva a Montebelluna, sicuramente una corriera non ce la fa, dovendo attraversare prima il Put e poi la Feltrina. «Ma non preoccupatevi - avrebbe assicurato un addetto alla biglietteria - perchè il treno vi aspetta». Secondo problema: del pullman che avrebbe dovuto sostituire il treno, nel piazzale della stazione, non c'era traccia. Un bus de "La Marca" è arrivato solo alle 19. Ormai tardi per partire alla volta di Montebelluna dove sicuramente il regionale-coincidenza diretto a Belluno non avrebbe atteso. Non vedendosi arrivare l'autocorsa sostitutiva, è scoppiata la protesta tra gli utenti in attesa. Il malumore, che a tratti ha assunto anche toni accesi, non s'è placato nemmeno all'arrivo del pullman. Imbarcati finalmente i 60 utenti, il bus è partito, "scontrandosi" subito col traffico delle 19. A Montebelluna è arrivato alle 19.45. In tempo perchè i passeggeri prendessero (almeno) il treno per Feltre-Belluno delle 20.05, che arriva a destinazione alle 21.23. E gli utenti delle stazioni di Castagnole, Postioma, Signoressa? Sono rimasti a piedi, impossibilitati ad usufruire del pullman che non è passato a prenderli.
Un particolare. Alcuni utenti, già a Treviso, si sono informati all'Ufficio Movimento se il treno-coincidenza della 19.08 li avrebbe aspettati. «Potreste chiamare e chiedere che ci attendano?». Risposta: «Purtroppo non abbiamo più nostri tecnici a Montebelluna. Dovete chiedere in biglietteria». Intanto però il dipendente di Trenitalia aveva già assicurato che la coincidenza avrebbe aspettato. Così non è stato.
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Dal Gazzettino di Belluno, martedì 30 gennaio 2007

Guasto alle sbarre Treno bloccato in piena campagna
Santa Giustina. Mezz'ora di ritardo per guasto tecnico ieri mattina al treno Padova-Calalzo in arrivo alla stazione di Belluno alle 11.30. Il problema ha riguardato un passaggio a livello di Santa Giustina ma è bastato per far star fermo il convoglio per trenta minuti e per far innervosire i passeggeri. L'allarme è giunto al comando Polfer da parte di un cittadino che segnalava un'anomalia nel funzionamento delle sbarre. Immediata la verifica, con il personale delle Ferrovie, insieme alla fermata obbligata del treno di passaggio per prevenire eventuali problemi.



Sulla ipotesi dell'autostrada A23/27:

«Più che devastare il territorio occorre migliorare la viabilità»
«E' sicuramente necessario migliorare la viabilità ordinaria soprattutto nei punti critici (Longarone-Castellavazzo); non è assolutamente necessario devastare il territorio».
Questa la posizione di Pier Mario Fop, sindaco di Calalzo di Cadore, al convegno di Villa Santina sullo Studio di Fattibilità dell'ipotesi di completamento tra le autostrade A23 e A27, studio che «finora nessun amministratore del Centro Cadore ha avuto la possibilità di vedere ufficialmente».
«Sono rimasto stupito - afferma Fop - perché, nonostante le rassicurazioni che il territorio del Centro Cadore non sarebbe toccato dalla grossa arteria di comunicazione, in realtà esso sarebbe interessato da due svincoli autostradali (uno a Caralte ed uno a Lorenzago) oltre ad alcuni viadotti di attraversamento delle valli trasversali a quella del Piave (sulla sinistra), uno ad esempio nella Val Talagona con gli Spalti di Toro sullo sfondo».
«Con la crisi dell'occhialeria, le Comunità del Centro Cadore hanno necessità di un rilancio di altre forme economiche. Grazie alla fortuna del nostro ambiente naturale, una risorsa è quella del turismo, che non si può fare all'ombra dell'autostrada ma valorizzando un turismo sostenibile ed ecocompatibile. L'autostrada diventerebbe un corridoio di transito di molti mezzi leggeri e pesanti a vantaggio di altri territori lontani da qui. Qui rimarrebbero solo traffico, fumi, rumore».Il Comune di Calalzo, quello di Domegge e quello di Pieve di Cadore, con deliberazioni consiliari del 2001, avevano già espresso forte contrarietà al prolungamento della A27 in modo chiaro e motivato. Contrarietà ribadita nel 2003 in occasione di un convegno organizzato a Calalzo con la partecipazione di molti rappresentati di territori attraversati da autostrade.
«Sono assolutamente d'accordo con le indicazioni della UE relative al problema di ridurre il traffico su gomma migliorando i servizi pubblici, in particolare il trasporto su rotaia per motivi di inquinamento, salute e tutela ambientale. L'Autostrada è in contrasto con tutto questo». Daniela De Pol

Sul proseguimento dell'autostrada qual è la posizione della Provincia? È questo il senso finale dell'ordine del giorno presentato dal consigliere Pierluigi De Cesero e condiviso dagli altri gruppi di opposizione. In un articolato documento, che sarà discusso in aula venerdì, si sollecita una «definizione delle strategie di sviluppo della mobilità nella parte alta della provincia» individuando la «possibile soluzione idonea» per uno «sbocco a nord» in un'ottica sia turistica che viaria.
«Solo fra i sindaci» nella battaglia per l'autostrada, rilancia un'iniziativa a suo tempo «condivisa da Lunardi, quand'era ministro, Regione Veneto, Regione Friuli-Venezia Giulia, Assindustria, Artigiani e Commercianti». Oggi quel prolungamento è uno studio di fattibilità del commissario di governo per le opere strategiche in Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto. L'ipotesi prevede la prosecuzione dell'A27 da Pian di Vedoia a Tolmezzo in tre stralci: dalla fine della bretella a Macchietto per il 46 per cento sul sedime naturale e in viadotto fino alla piana di Longarone e per il 54 per cento pressoché in galleria dalla piana in poi, da Macchietto a Forni sempre in galleria sotto il passo della Mauria o, alternativamente con galleria pedemontana, e infine da Forni a Tolmezzo e all'autostrada A23. Lo studio prevede anche l'ipotesi, forse ancora più remota per il veto del paese confinante, di una direttrice che attraverso il Centro Cadore porti in Austria. Nell'ipotesi si tratta dunque di un itinerario nuovo, che non si sovrappone né all'Alemagna né alle varianti realizzate in questi anni, che supera con il tunnel il problema dello spazio nella valle del Piave che oltre Longarone si restringe.
Secondo il sindaco di Longarone, l'autostrada sarebbe la soluzione definitiva dei problemi e il superamento delle varianti stesse, che ritiene «soluzioni parziali» come nel caso di quella progettata per Longarone. «Sarei disposto a rinunciarvi, se avessi garanzie per l'autostrada. Per noi la variante dalla Gardona al 4 Valli è solo lo spostamento del tappo e le altre sono state concepite per risolvere problemi più di sicurezza che di traffico. Invece con l'autostrada, per buona parte in galleria, toglieremmo le spaventose code e l'inquinamento. Ormai la statale 51 è inadeguata, alimentata da più di un'intersezione, con code esasperanti e ricadute negative sulla qualità della vita delle comunità locali». De Cesero sollecita la Provincia a prendere posizione, anche perché «è ancora socio della Società per l'autostrada di Alemagna».
L'ordine del giorno chiede anche un tavolo di lavoro con la Regione Veneto, il ministero delle Infrastrutture, l'Anas, Veneto Strade, Ferrovie dello Stato, Comunità montane, sindaci, parlamentari e consiglieri regionali bellunesi per «un progetto compatibile alle esigenze di sviluppo della comunità bellunese». La Provincia, secondo De Cesero, «dovrebbe attivarsi col ministero per inserire le risorse nel prossimo Piano triennale dell'Anas». Flavio Olivo
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Mi hai anticipato di un minuto!argh!... :lol:
comunque:
per "l'incidente" sbarre niente da dire, se non che come sempre i giornalisti sono fantastici nel riportare le notizie facendo passare il trneo x l'assassino di turno!..mentre per la secoda..sono contento che i sindaci del centro cadore siano sfravorevoli all'autoostrada!..speriamo bene per la soluzione ferroviaria!
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Notizia dal Gazzettino di Venezia, lunedì 29 gennaio 2007.

La “Stazione per l’Alpago” potrebbe diventare la terza stazione di Annone Veneto.
Dopo la vecchia stazione ferroviaria sulla linea dismessa Motta di Livenza - San Vito al Tagliamento, la stazione-fermata di Giai sulla linea Treviso – Portogruaro, la comunità annonese potrebbe prendere casa in montagna accettando la disponibilità delle Ferrovie dello Stato. L'offerta di concedere all'amministrazione comunale annonese in comodato gratuito la stazione ferroviara che sorge nel comune di Farra d'Alpago è stata formalizzata in una lettera arrivata nei giorni scorsi in Comune. La località montana si trova poco distante dalle stazioni sciistiche delle Dolomiti ed in particolare al Cansiglio e al Nevegal.
Il Comune di Annone Veneto è uno tra quelli che ha accettato l'offerta delle Ferrovie di ricevere in concessione gratuita una stazione ferroviaria dismessa con l'impegno di ristrutturarla ed utilizzarla senza fini di lucro, per funzioni sociali, ricreative e turistiche. "Dopo aver visionato alcune stazioni disponibili - spiega il sindaco Paolo Ruzzene – alla Giunta la più interessante è parsa quella di Farra d'Alpago sul lago di Santa Croce. Una località a 450 metri di altitudine, non lontana da Annone, e raggiungibile anche in treno, partendo da Giai, via Treviso-Vittono Veneto. La stazione è dotata di ampi spazi esterni ed è inserita in bel contesto montano. Per la ristrutturazione il Comune potrebbe attingere ad appositi finanziamenti regionali. Ora si tratta di verificare la disponibilità del paese e delle associazioni ad utilizzare la struttura. La Parrocchia, ad esempio, che non possiede una casa in montagna per i campi scuola estivi, potrebbe cogliere questa opportunità" .
L'occasione per discuterne e approfondire argomento e disponibilità è certamente l'assemblea pubblica, organizzata questa sera, alle ore 20.30, in centro civico, dall'amministrazione comunale per illustrare le linee guida del Bilancio comunale 2007 e la proposta di passaggio al servizio porta a porta per lo smaltimento dei rifiuti urbani.


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AH però..è una buona notizia x quanto riguarda il decoro della stazione!..questo di sicuro..l'unica è che toglie un'ulteriore speranza di vedere una posto di incrocio!.. :roll:
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Messaggio da Saif »

aln ha scritto:Dal Gazzettino di Belluno, martedì 30 gennaio 2007

Guasto alle sbarre Treno bloccato in piena campagna
Mai notizia fu più falsa...
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... 8) ...
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Dal Gazzettino di Belluno di mercoledì 31 gennaio 2007. Notizia riportata anche nell'edizione nazionale con tanto di foto: un tale che si affaccia dal finestrino del D.214.4135 o 4136!

Ormai da diversi giorni l’importante corsa da Venezia a Calalzo delle 17.34, collegata alla coincidenza da Roma, non riesce ad arrivare al capolinea
Mancano macchinisti, il treno ferma a Ponte nelle Alpi
Emergenza sistematica: il ricorso agli autobus determina ritardi e disagi. Pare che l’azienda non voglia pagare gli straordinari

Belluno. Cercasi macchinista per portare un treno da Ponte nelle Alpi a Calalzo e ritorno. L'accorato appello serpeggia ogni giorno nelle stanze e sui cellulari di Trenitalia, e quando il macchinista non si trova non resta che sostituire il treno con un altro convoglio o sopprimerlo del tutto, chiamando, e pagando, un'autocorsa sostitutiva. Il livello di mancanza cronica di personale e di disorganizzazione in Trenitalia non dev'essere poco se si giunge a questo. I treni in questione sono il regionale 11138 che parte da Venezia alle 17.34 per arrivare a Calalzo alle 20.16, un collegamento molto importante tra la laguna ed il Cadore per pendolari e turisti, con la coincidenza da Roma a Mestre, e la corsa di ritorno 11149 che parte a Calalzo alle 21.05 per arrivare a Venezia alle 23.23, convoglio veloce e altrettanto importante, soprattutto per turisti e studenti universitari. Due treni "storici", che figurano in orario da mezzo secolo, oggi effettuati con materiale navetta, che richiede la presenza di due macchinisti. Spesso però i macchinisti ci sono solo da Venezia a Ponte e ritorno, mentre da Ponte a Calalzo non si riesce a coprire il turno, anche perché, sussurra qualche ferroviere nel più rigoroso anonimato, l'azienda non vuole pagare gli straordinari. Zandanel Nel Nordest a pagina 9


CASO MENEL
Salta la tradotta per l'adunata nazionale alpini

Alpini a Cuneo, ma non in treno. Il giallo relativo alla scomparsa di Renato Menel avrà ripercussioni anche sulla partecipazione bellunese, e non solo, all'adunata nazionale dell'Ana prevista per il 12 e 13 maggio. Oltre che vicepresidente della sezione di Belluno, era anche l'organizzatore della tradotta. Tancona pagina IV


Dal Gazzettino di Treviso. La ragione dei ritardi di jeri (11138 con +18 in partenza da Treviso Centrale)

SAN VENDEMIANO Una donna di 64 anni, residente a San Vendemiano, si è tolta la vita ieri pomeriggio gettandosi contro un merci in transito a ridosso di via Ferrovia
Si getta sotto il treno, traffico in tilt per ore
Pesanti ritardi sulla linea per Udine, i macchinisti si sono rifiutati di ripartire perchè non erano certi che a Pianzano le sbarre fossero abbassate

Per togliersi la vita ha scelto i binari di via Ferrovia, nella zona industriale dietro al Quaternario, una donna di 64 anni residente a San Vendemiano. Erano da poco passate le 17 di ieri pomeriggio quando la donna, che soffriva di depressione ed era seguita dal Centro di salute mentale, è arrivata in via Ferrovia, all'altezza dell'incrocio con via Friuli ed ha lasciato la sua auto, una Punto grigia, sul ciglio della strada. Pochi passi per attraversare la carreggiata e scavalcare la rete che separa i binari dalla strada e che da qualche tempo, proprio in quel punto, era rotta. La donna si è poi nascosta dietro ad un pilone in attesa del passaggio del treno. Quando è transitato un merci diretto ad alta velocità verso Udine gli si è buttata contro sbattendo violentemente contro i vagoni e rimbalzando contro un altro pilone. Il corpo dilaniato è stato quindi sbalzato sulla massicciata accanto ai binari. L'allarme è scattato immediatamente e il traffico ferroviario è stato bloccato. La Polfer di Conegliano è arrivata sul posto in pochi minuti insieme all'ambulanza. Per la donna però non c'era più nulla da fare. Il corpo è rimasto a lungo disteso a terra in attesa dell'arrivo del medico legale. Ad un certo punto in via Ferrovia è arrivata anche la figlia della signora che, preoccupata perché non riusciva a trovare la madre, si è allarmata quando ha visto il trambusto lungo i binari e, dopo aver riconosciuto la Punto della mamma, è svenuta. Dopo pochi minuti è arrivato anche il figlio. Difficile il riconoscimento ufficiale del cadavere, che sarà effettuato domani mattina all'obitorio dell'ospedale di Conegliano. Il suicidio ha provocato pesanti ritardi sulla linea Venezia-Udine sospesa su un binario per più di un'ora anche a causa del ritardo con cui il merci contro cui si è buttata la donna ha ripreso la sua corsa. I macchinisti hanno ritardato la partenza perché non erano sicuri che a Pianzano, dopo le procedure di allarme scattate per l'incidente, ci fosse il passaggio a livello chiuso. Gli agenti della Polfer, impegnati nei rilievi, non potevano sposatarsi ed è stato necessario attendere l'arrivo di altre forze dell'ordine. Milvana Citter


Complimenti alla giornalista che scarica la colpa del ritardo ai macchinisti, e non al più probablie ritardo con cui è sopraggiunto sul luogo il magistrato di turno. E poi: non si poteva fare una MAV?
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MattiaC
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Messaggio da MattiaC »

ultimamente i giornali mi stanno rompendo le scatoline!..sono sempre antiferroviari a mille!..mi sa che un giorno di questi mando una letterina al gazzettino, appena sono ispirato!..
Mattia Centeleghe
L’anonimato è furfanteria letteraria, contro cui si deve subito gridare: “Se tu, furfante, non vuoi professarti autore di quel che dici contro altre persone, tieni chiuso il becco di calunniatore!”
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